BOSCHI E PASCOLI BENE COMUNE: CI PENSANO LE COMUNANZE

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BOSCHI E PASCOLI BENE COMUNE: CI PENSANO LE COMUNANZE

1 Ottobre 2021

A cura di Corrado Fontana di Valori.it

 

Le comunanze sono antiche forme di proprietà collettiva, un retaggio di origine addirittura altomedievale che, a distanza di secoli, mantiene in tutta Italia compiti chiave nella cura e manutenzione del patrimonio agroforestale comune. Ridotte per numero, a seguito di una legge che ha assorbito le più piccole nel grembo dei comuni, sono depositarie di numerose attività fondamentali anche per rallentare il famigerato fenomeno dello spopolamento delle aree interne, tanto più rapido in una regione come le Marche, colpita pesantemente dal terremoto nel 2016.

E così, considerate le enormi difficoltà che comunanze e soggetti amministrativi affini affrontano nel reperire le risorse finanziarie per ottemperare alla propria missione, nella zona dell’alto maceratese è nato un raggruppamento di enti composto da un ateneo prestigioso (l’Università di Camerino), il comune di Monte Cavallo (891 abitanti nel 1911, oggi solo 101) e ben 15 comunanze diverse. Una compagine eterogenea di realtà sì autonome ma riunite dall’obbiettivo (oggi raggiunto) di avere accesso ai fondi europei e regionali necessari a operare sul territorio di competenza, ovvero circa 6mila ettari complessivi che si spandono dai confini dell'Umbria ai Monti Sibillini alla zona di Sarnano (Mc) e nella provincia di Ascoli Piceno. 

Capofila del raggruppamento – nonché unico interlocutore riconosciuto dalla Regione, che eroga i finanziamenti – è la Comunanza di Torricchio, che presiede un’area al cui interno si trova la riserva naturale omonima e amministra un paesaggio ricco di pascoli, boschi e biodiversità, che s’innalza dalla collina alla montagna, e vive di un’economia formata perlopiù da aziende agricole con allevamenti di ovini, bovini e cavalli. «La comunanza – spiega il segretario Renzo Gatti – si è trovata ad assumere il ruolo di capofila per l'utilizzo dei fondi europei del PSR 2014-2020 per la formazione dei piani forestali. E, dopo un percorso di ricerca delle garanzie tra banche e assicurazioni, ha incontrato la filiale di Banca Etica di Ancona, che ha risolto i nostri problemi rendendosi disponibile a concedere la necessaria fideiussione. Un intervento dimostratosi in linea col significato espresso dal nome Banca Etica, poiché l’istituto ha percepito il valore di questi piccoli enti che si trovano tuttavia a gestire un'ampia porzione di territorio montano, spesso abbandonato dall'amministrazione pubblica e dalla politica».

Foto di Cocoparisienne da Pixabay

Gli ambìti finanziamenti del PSR, quindi, sono vitali per la gestione ordinaria e le opere di manutenzione, con progetti di miglioramento forestale talvolta presentati da anni e mai finanziati. Ad esempio quello che prevede di sfruttare porzioni di sottobosco, che negli anni soccombe, per trarne legna da ardere per un impianto di riscaldamento a biomassa destinato a servire le scuole e le proprietà pubbliche nel comune di Monte Cavallo. Un progetto che – sottolinea Gatti – «potrà forse, finalmente, andare in porto con i finanziamenti europei destinati allo sfruttamento delle energie alternative. Anche perché, parlando di boschi, queste attività di sfruttamento per utilizzi secondari sono parte integrante della vita dell’ecosistema, e la differenza tra realizzarle o meno è quella che passa tra la gestione di un territorio e, invece, il suo abbandono». Senza dimenticare che – riscaldamento a parte – sono diverse le incombenze cui i 17 enti associati devono far fronte: dal ripristino di strade, acquedotti e piste forestali alla piantumazione di vegetazione arborea...

La banca, insomma, dopo aver ascoltato le voci del territorio e valutato il contesto sociale, storico e ambientale, e dopo aver individuato nell’unione tra gli enti la  risposta ai bisogni condivisi, ha «erogato quasi 300mila euro complessivi di anticipi – spiega Paolo Ranzuglia della filiale marchigiana – per consentire l'elaborazione dei piani di gestione forestale finanziati al 100% dalla regione Marche». E poiché l’inedito raggruppamento ha raggiunto la quantità di ettari minimo sufficiente per competere, ottenendo l’ultimo posto utile nella graduatoria generale, il piano si può considerare ben riuscito.

 

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