L'investimento etico in Europa e in Italia: il rapporto Eurosif

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L'investimento etico in Europa e in Italia: il rapporto Eurosif

16 Ottobre 2012

a cura di Etica SGR

L’investimento etico cresce, in Europa ma anche in Italia. È quanto emerge dall’edizione 2012 dello studio europeo sugli Investimenti Sostenibili e Responsabili (SRI) curato da Eurosif (European Social Investment Forum).

Lo studio evidenzia una forte espansione del mercato dei fondi etici rispetto al risparmio gestito tradizionale, mettendo in risalto il ruolo giocato dagli investitori istituzionali: gli asset investiti in fondi SRI da parte di questi soggetti rappresentano il 94% del totale, contro il 92% rilevato nel precedente studio risalente al 2009.

Gli approcci di successo

L’indagine di Eurosif ha coinvolto 14 Paesi europei mettendo in luce l’eterogeneità del mercato SRI a causa di legislazioni e background culturali diversi. Tra i diversi approcci analizzati sono tre a spiccare: il Norms based screening, approccio di selezione degli investimenti basato sul rispetto di norme e standard internazionali, che ha registrato in Europa un aumento del 137% dal 2009, pari a  2.300 miliardi di euro. A seguire, con una crescita del 119%, la strategia basata sull’esclusione di specifici settori, imprese o pratiche, che privilegia i criteri ESG (ambiente, sociale e governance). Infine, l’approccio fondato sulla selezione delle imprese o Stati “Best in Class” che ha registrato un aumento del 113%.

Microfinanza, social business e community investment

Novità di questa edizione è l’introduzione della categoria Impact Investing, che racchiude al suo interno gli investimenti di microfinanza, social businesscommunity investment, a dimostrazione del crescente interesse verso le conseguenze extra-finanziarie legate agli investimenti. La microfinanza rappresenta la fetta più consistente di questa categoria (55%) in cui rientrano gli investimenti volti ad agevolare l’accesso agli strumenti finanziari per quei soggetti che non dispongono dei requisiti richiesti dal sistema bancario tradizionale. Le altre due grandi categorie sono rappresentate dal social business (19%), identificato da tutti quegli investimenti che si pongono come obiettivo quello di generare, oltre ad un ritorno economico, un impatto positivo in termini di impatto sociale e ambientale; e il community investment (18%) che considera gli investimenti presso comunità locali finalizzati allo sviluppo di strutture comunitarie, al supporto per le piccole imprese e alla creazione di posti di lavoro, e all’emancipazione delle minoranze.

In Italia

Per quanto riguarda il mercato italiano le categorie di investimenti SRI che si sono rivelate preponderanti sono l’Exclusions (che fa riferimento all’esclusione di settori specifici, imprese o pratiche controverse) e il Norms Based Screening (rispetto di norme e standard internazionali).

Il contesto italiano si caratterizza inoltre per un positivo dinamismo tra i fondi pensione che si sono impegnati, attraverso l’adozione di benchmark SRI, in strategie di sostenibilità di lungo periodo e per il grande progresso compiuto sul fronte dell’investimento realizzato attraverso l’esercizio dei diritti di voto nelle assemblee degli azionisti delle imprese investite, instaurando con queste un dialogo finalizzato a migliorarne il comportamento e la trasparenza (strategia Engagement and Voting).

 

Scarica qui lo Studio Eurosif.

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