SOLO LA LOTTA ALLE DISUGUAGLIANZE PUO' RILANCIARE L'ECONOMIA GLOBALE

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SOLO LA LOTTA ALLE DISUGUAGLIANZE PUO' RILANCIARE L'ECONOMIA GLOBALE

22 Gennaio 2020

Il monito di Oxfam al forum di Davos

di Elisa Bacciotti, consigliera di amministrazione di Banca Etica e Direttrice delle Campagne di Oxfam Italia

Il rapporto “Time to CareAver Cura di Noi” lanciato da Oxfam Italia alla vigilia del Forum Economico Mondiale di Davos è la storia di due estremi: di un mondo dove convivono – non in paesi diversi, non in regioni diverse, ma letteralmente fianco a fianco, in quartieri diversi delle stesse metropoli globali – poche persone che vedono le proprie fortune e il potere economico consolidarsi, e milioni di persone che non vedono adeguatamente ricompensati i propri sforzi.

Alla metà più povera della popolazione globale resta meno dell’1% della ricchezza; anche a livello di reddito la sperequazione è fortissima. Stando ai dati del 2017, un lavoratore appartenente al 10% dei lavoratori che guadagnano meno (22 dollari al mese) dovrebbe lavorare quasi 350 anni per raggiungere la retribuzione annuale media di un lavoratore parte del 10% meglio pagato a livello globale.

Questa sconcertante disparità rende evidente che l’attuale sistema economico produce una crescita di reddito e ricchezza a livello globale che è tutto fuorché inclusiva e non risponde più alle esigenze della stragrande maggioranza dei cittadini del pianeta.

Rimettere al centro la dignità del lavoro, a cominciare da quello di cura svolto delle donne

Con questo rapporto Oxfam ha voluto rimettere al centro la dignità del lavoro: in primo luogo quello invisibile, e non riconosciuto, di cura, svolto in grande maggioranza dalle donne in tutto il mondo e anche del nostro paese. Un lavoro che diamo per scontato e che invece ha un controvalore economico che dovremmo imparare a riconoscere: le donne a livello globale impiegano 12,5 miliardi di ore in lavoro di cura non retribuito ogni giorno. Un contributo all’economia globale che vale almeno 10,8 trilioni di dollari all’anno (tre volte il valore del mercato globale di beni e servizi tecnologici) e che invece di determinare la loro valorizzazione è un fattore potenziale di caduta o permanenza in povertà. Nel mondo il 42% delle donne di fatto non può lavorare perché deve farsi carico della cura di familiari come anziani, bambini, disabili; solo il 6% degli uomini si trova nella medesima situazione.
Un tema che riguarda anche l’Italia: al 2018 l’11,1% delle donne non ha mai avuto un impiego per prendersi cura dei figli, a fronte della media europea del 3,7%. Un fenomeno non privo di conseguenze: questa “scelta”, se si scelta si può parlare, comporta minori guadagni e quindi minore indipendenza economica, oggi e in futuro, quando si arriva all’età della pensione avendo versato minori contributi.

E poi il lavoro, precario, poco retribuito e frammentato, del 30% di giovani italiani che guadagnano oggi meno di 800 euro lordi al mese e che si trovano a vivere in una Italia dal pavimento e soffitto “appiccicosi”: Più del 30% dei figli di genitori più poveri è destinato a far parte del 20% più povero della popolazione, mentre quasi il 60% dei figli di genitori parte del 40% di italiani più ricchi manterrebbe una posizione apicale. Condizioni socio-economiche che si tramandano di generazione in generazione. 

La crescita delle diseguaglianze non è un fenomeno naturale

Cosa si può fare? Giova ricordare che la crescita della disuguaglianza – fenomeno che rallenta l’uscita di milioni di persone dalla povertà estrema – non è un fenomeno naturale, ma una conseguenza delle scelte di governi e attori economici. Ognuno di noi può fare la propria parte, non solo facendo sentire la propria voce e partecipando a campagne, come People Have the Power o la ZeroZeroCinque, per una maggior equità fiscale e per la raccolta di risorse volte alla tutela dei beni comuni, ma anche con le proprie scelte di consumo e di investimento.
Banca Etica si batte per l’equità fiscale e l’inclusione e sostiene migliaia di imprese, tra cui solo per fare un esempio, decine di esperienze di workers buyout che sono state in grado di creare, per lavoratori e lavoratrici altrimenti esclusi e marginalizzati dalla crisi economica o da scelte imprenditoriali sbagliate, opportunità di lavoro cooperativo utile a creare valore sociale e ambientale e a rimettere, appunto, al centro la dignità del lavoro. Orgogliosamente al fianco delle persone e dell’ambiente in cui vivono.

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Inviato da Aurelio il 28 Gennaio 2020 - 5:03pm

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