LA FINANZA ETICA PER TRASFORMARE LA PREVIDENZA INTEGRATIVA IN UN MOTORE PER SVILUPPO SOSTENIBILE

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LA FINANZA ETICA PER TRASFORMARE LA PREVIDENZA INTEGRATIVA IN UN MOTORE PER SVILUPPO SOSTENIBILE

25 Febbraio 2020

di Alessandro Messina, Direttore Generale

Il futuro che ci aspetta dipende dalle scelte che faremo ora. Vale per la epocale e globale questione ambientale, per le diseguaglianze sociali, e vale anche per la nazionale e relativamente più piccola (ma spinosa) questione previdenziale. Entrambe, in qualche modo, ci interrogano rispetto alla visione e alla coerenza che sapremo mettere in campo nell’investire le risorse di oggi.
Affrontando insieme questi temi, disegnando un unico organico approccio ai rapporti intergenerazionali e al futuro da costruire, previdenza e capacità di sopravvivenza del pianeta (e dei legami sociali) si scoprono perciò intimamente connesse.
A partire dalla grande specificità italiana: nel nostro paese esiste una larga fetta di forza lavoro che non ha un’occupazione, un valore tra il 35 e il 40 per cento, che ci colloca lontani dagli obiettivi fissati dalla Commissione europea (75% di occupati nel 2020). Trattando di pensioni,  inevitabilmente, ci si occupa di chi un lavoro lo ha, ma questo non può sottrarre cruciale attenzione verso la necessità di creare nuova occupazione, di includere sempre più persone nel mondo del lavoro, pena la riduzione a tema elitario (di classe?) perfino della questione previdenziale: l’ecosistema che tiene insieme risparmio, investimenti, sviluppo (e il suo modello), lavoro (e la sua qualità), richiede un approccio ampio e il più possibile coerente, ed è illusoria ogni soluzione che si concentri su aspetti parziali del problema, che si tratti di singoli segmenti di popolazione, considerati nel tempo oltre che nello spazio, di specifici ambiti produttivi o di fattori naturali (l’energia, l’acqua, il territorio, ecc.).

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