DIECI ANNI DI CRISI, VENT'ANNI DI FINANZA ETICA - LA FINANZA SIAMO TUTTI NOI NELLE SCELTE QUOTIDIANE CHE FACCIAMO

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DIECI ANNI DI CRISI, VENT'ANNI DI FINANZA ETICA - LA FINANZA SIAMO TUTTI NOI NELLE SCELTE QUOTIDIANE CHE FACCIAMO

10 Ottobre 2018

Scritto da Andrea Baranes

A metà settembre in tutta Europa sono state organizzate oltre cento manifestazioni e iniziative in occasione dei dieci anni dal fallimento della Lehman Brothers. Un momento per ricordare l’evento simbolo della peggiore crisi finanziaria della storia recente, ma anche e soprattutto per aprire una riflessione. Com’è possibile che malgrado le promesse e le dichiarazioni di politici e capi di Stato non siano cambiate le regole del gioco? Che, dopo i disastri combinati, la finanza sia ripartita come - se non peggio - di prima? Che oggi le principali istituzioni tornino a denunciare l’instabilità e il rischio di una nuova bolla? Soprattutto, cosa potremmo fare per cambiare rotta?

Come cambiare rotta?

Per rispondere a questa domanda occorre agire su diversi piani. Il primo, potremmo dire “dall’alto” consiste nell’introdurre poche regole per chiudere il casinò finanziario. Si tratta - in gran parte - di  approvare normative spesso già discusse dalle stesse istituzioni. Ad esempio: all’indomani della crisi l’UE domandò a un gruppo di esperti, guidati dal governatore della Banca Centrale finlandese Liikanen, quali fossero le principali riforme da intraprendere per evitare il ripetersi del disastro. Il rapporto redatto mette al primo posto la separazione tra banche commerciali e di investimento, ma la stessa UE che aveva commissionato lo studio non ha dato seguito alle conclusioni esposte. Lo stesso è successo con la tassa sulle transazioni finanziarie, malgrado il voto favorevole del Parlamento UE e la bozza di Direttiva pubblicata dalla Commissione europea.

Oggi sappiamo cosa andrebbe fatto per scongiurare nuove crisi
Perché oggi dovrebbe essere possibile fare ciò che non è stato fatto in passato? Rispetto agli scorsi anni ci sono almeno due differenze sostanziali. La prima è che oggi sappiamo cosa andrebbe fatto. Il nodo sta nella volontà politica di superare il peso delle lobby finanziarie. Serve quindi una “contro-lobby” di cittadini, società civile e imprese che sposti gli equilibri.

Le persone possono cambiare il sistema con le loro scelte

La seconda differenza è proprio nella crescita di consapevolezza di fasce sempre più ampie della popolazione, che contestano l’attuale sistema finanziario e chiedono un cambiamento.
Una consapevolezza che deve però tradursi in azioni concrete. Chiedere di cambiare le regole “dall’alto” è necessario ma non sufficiente. Altrettanto, se non più importante è agire in prima persona, dal basso, partendo dall’uso dei nostri soldi. Possiamo chiederci come vengono impiegati i nostri risparmi, una volta affidati a una banca, a un gestore finanziario o a un’assicurazione. Spostarli dalla finanza tradizionale alla finanza etica significa sottrarli alla speculazione e indirizzarli verso un sistema economico che crea posti di lavoro e tutela l’ambiente e i diritti.
La finanza non è neutra, ma indirizzando il denaro in alcune attività e non altre contribuisce in maniera determinante a plasmare la società in cui viviamo.


Le domande cruciali

Possiamo informarci e informare sul funzionamento della finanza, le sue storture, i suoi rischi e le opportunità che potrebbe invece offrire. E porci alcune domande cruciali:

  • Preferisco giganti sempre più “too big to fail” o banche legate al territorio e fondate sulla partecipazione?
  • Voglio una banca dove l’estrazione di valore a qualsiasi costo è l’unica regola o che valuti l’impatto non economico del suo agire economico?
  • Apprezzo un sistema che privatizza i profitti e socializza le perdite quando scoppia la crisi che lui stesso ha provocato, o ne vorrei uno in cui il profitto “deve essere equamente distribuito tra tutti i soggetti che concorrono alla sua realizzazione”, come riporta lo stesso Statuto di Banca Etica?
  • Per me la finanza è un fine in sé stesso con l’unico obiettivo di fare soldi dai soldi o un mezzo per costruire una diversa idea di società?

Se le risposte a queste domande vi sembrano chiare, è ora di agire di conseguenza.

Uno dei modi più efficaci per partecipare a questa piccola rivoluzione è sottoscrivere capitale sociale delle istituzioni di finanza etica, per rafforzare ancora un mondo in forte crescita ma ancora estremamente piccolo rispetto alla finanza tradizionale. Diventare soci o aumentare il proprio impegno nel capitale sociale di Banca Etica è un contributo decisivo in questa direzione.

Complici inconsapevoli o protagonisti del cambiamento?

I nostri risparmi e investimenti possono trasformarci da complici inconsapevoli della prossima crisi a protagonisti di un cambiamento economico, sociale e ambientale.
I dieci anni dallo scoppio della crisi capita a ridosso dei venti anni di Banca Etica, che festeggeremo a marzo dell’anno prossimo. Ora più che mai vogliamo unire la protesta alla proposta. Perché non vogliamo e non possiamo aspettare passivamente la prossima crisi della finanza. La finanza siamo tutti noi, nelle scelte quotidiane che facciamo. E abbiamo il diritto, e per molti versi il dovere, di decidere quale volto darle.

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